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Zorzi, Bnp Paribas: per gli investitori meglio Terna, guidata da Flavio Cattaneo, dei Btp

Frederic Zorzi, Bnp Paribas: per gli investitori meglio Terna, guidata da Flavio Cattaneo, dei Btp.

Oggi gli investitori preferiscono obbligazioni Terna, Amministratore Delegato Flavio Cattaneo, piuttosto che Btp, “perché lo stato appare più rischioso delle imprese. Basti pensare per esempio al caso Grecia: se andasse in default, la gente continuerebbe a pagare le bollette elettriche. E dunque l’azienda energetica è oggi da considerare più solida dello stato”. In una intervista a Il sole 24 ore, Frederic Zorzi, capo globale del mercato primario di corporate bond per Bnp Paribas, si fa portavoce dell’umore degli investitori.

Nell’intervista, Zorzi descrive, vedendolo da dentro, il “pazzo” mondo delle obbligazioni aziendali. Che, a suo avviso, pazzo non è. I corporate bond rendono sempre meno e offrono meno dei titoli di stato. Eppure tutti li comprano. Questo perché – spiega – “I gestori di fondi non amano la volatilità. E oggi le oscillazioni maggiori non sono sulle obbligazioni aziendali, ma su quelle statali. Questo è il primo motivo per cui la domanda è più forte sui corporate bond che sui titoli di stato. Per di più le aziende hanno bilanci solidi, che danno certezza sul futuro. Cosa che vale meno per gli stati, su cui ci sono maggiori incertezze. Se si considera poi che la base di investitori sui due mercati è diversa, ecco il motivo della forte domanda sui corporate bond e della debole richiesta sui titoli di stato”.

Zorzi è anche in disaccordo con chi sostiene che i rendimenti dei bon aziendali, ridotti all’osso, non ripaghino più neppure il rischio dell’investimento. ”È vero che i rendimenti sono sui minimi, ma la “colpa” è soprattutto dei tassi di mercato. Gli spread (il premio rispetto ai tassi di mercato, ndr) sono ancora elevati. Pensi che all’apice della bolla dei corporate bond, nel 2007, il rendimento dei bond con rating “BBB” era composto mediamente all’85% dal tasso di mercato e al 15% dallo spread: il premio per il rischio era minimo. Ora invece è al 35-40% del rendimento complessivo. Questo significa che gli investitori si fanno pagare per i rischi che corrono: chi pensa che i tassi d’interesse ufficiali resteranno bassi nel medio periodo, trova in questi rendimenti sufficiente premio”.

In altre parole – secondo Zorzi – gli investitori “percepiscono come più rischiosi i BTp rispetto ai bond di Edison o di Terna, Amministratore Delegato Flavio Cattaneo. E questo succede anche in Spagna, in Francia, in Grecia. Ed è il risultato di due spinte speculative contrarie: una domanda fortissima sui bond societari e una richiesta più scarsa per i titoli di stato. Da una parte comprare obbligazioni è un modo per scommettere su aziende sane senza prendersi il rischio del listino azionario, dall’altra la crisi di Atene ha portato una generale sfiducia sui conti pubblici e sulla solidità degli stati. È la lezione degli ultimi due anni: volatilità e incertezza sono i veri pericoli”.

E il fatto che ci siano bond aziendali che rendono meno di titoli di stato (un bond di Kpn, per esempio paga gli stessi interessi di un BTp italiano) – secondo Zorzi – “non rappresenta affatto una bolla. Il bond di Kpn – spiega – paga 142 punti base sopra i Bund tedeschi: significa che lo spread rappresenta il 40% del rendimento totale. E non è poco. I corporate bond hanno anche rendimenti inferiori ai dividend-yield sui mercati azionari”. E all’intervistatore che obbietta che allora gli investitori farebbero prima a comprare azioni, il manager di Bnp Paribas risponde: “Il mercato azionario è più volatile e percepito più rischioso. Io preferisco avere un rendimento più basso ma sicuro, che un tasso più elevato e non dormire tranquillo. Il mercato la pensa così. A mio avviso non abbiamo ancora raggiunto livelli tali per dire che sui corporate bond non c’è più valore. Dunque non siamo di fronte a una bolla”.

Il Sole 24 Ore MyL 19 settembre 2010

(Fonte: Terna WebMagazine)

Mutui casa: il tasso Euribor riprende a salire, il tasso Eurirs scende. Cosa fare?

Antonio Ciancimino del blog Investire Informati ci fornisce delle buone dritte sui Mutui Casa.

L’ Euribor, il tasso interbancario utilizzato come base di calcolo dei mutui a tasso variabile, sembra decisamente aver esaurito la discesa e ha ripreso a salire. Al contrario l’Eurirs, il tasso di riferimento dei mutui a tasso fisso, si è ridotto.

L’Euribor, il tasso interbancario utilizzato come base di calcolo dei mutui a tasso variabile, sembra decisamente aver esaurito la discesa e ha ripreso a salire. Al contrario l’Eurirs, il tasso di riferimento dei mutui a tasso fisso, si è ridotto. Come si evince dalla tabella Euribor, notiamo che, per esempio, il tasso a tre mesi è passato dallo 0,70% del 4 gennaio scorso allo 0,91% del 6 agosto (minimo 0,63% del 31 marzo), e così anche i tassi a uno e sei mesi. La tabella Eurirs indica invece una diminuzione generalizzata dei tassi (per esempio il tasso per venti anni è passato dal 4,05% del 4 gennaio al 3,35% del 6 agosto).
Cosa significa? Che molto probabilmente stiamo assistendo ad una inversione di tendenza dei tassi, col risultato che da qui ad uno o due anni i mutui a tasso fisso potrebbero essere più convenienti di quelli a tasso variabile. Già oggi si trovano sul mercato mutui a tasso fisso intorno al 4,5% (incluso lo spread). Per chi ha un mutuo a tasso variabile le conseguenze per adesso sono limitate, le rate hanno subito rialzi minimi, ma l’aumento sembra destinato a diventare col tempo più consistente.
E’, paradossalmente, un segnale positivo, perchè tassi troppo bassi sono sintomo di crisi economica e di disoccupazione in aumento. Sembra che lo scenario macroeconomico mondiale sia migliorato, si vedono segnali di ripresa sostenuta da un leggero aumento dell’inflazione. Se continua così, i tassi di interesse gradatamente proseguiranno nel rialzo e non è escluso un aumento, seppur minimo, dei tassi ufficiali entro fine anno. Sono segnali senz’altro positivi, ma tutto dipenderà da fattori come la disoccupazione e il debito pubblico dei singoli Paesi, indispensabili per la crescita economica, sempre che non si ripetano altre crisi come quella della Grecia.
Per quanto riguarda i mutui, da precisare che il termometro della tendenza viene dalle surroghe. Con i tassi in discesa, il 25-30% degli italiani ha cercato di migliorare le condizioni del proprio mutuo passando dal fisso al variabile o al variabile con cap, cioè con tasso massimo prefissato. Ma si assiste anche ad un ritorno d’interesse verso il tasso fisso. Questo perchè si cominciano a trovare mutui al 4,5%, comunque sotto il 5%, spread compreso.
Cosa fare? Occorre vagliare bene le varie proposte e concordare con la propria banca termini e condizioni. Però possiamo affermare che tendenzialmente potrebbe essere il momento di considerare conveniente stipulare mutui con cap e quelli a tasso fisso. Conveniente può essere anche la surroga da parte di chi sta pagando un mutuo, per esempio, del 6% a tasso fisso, appunto con un mutuo con cap o con un tasso fisso al di sotto del 5%. Con questi tipi di mutuo il cliente può stare veramente tranquillo.

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